Stefano Magnini è un grafico sulla quarantina di Trevi, in Umbria, che per motivi di salute si è messo a coltivare un tipo di grano antico, il frassineto, in un campo prima incolto ereditato dal nonno. L’abbiamo intervistato per saperne di più.
Il frassineto, un grano “buono”
Stefano, che problema di salute avevi? “Mi sentivo sempre gonfio e faticavo a digerire, avvertivo un malessere
diffuso. Ho svolto diversi esami per capire, alla fine, che non ero celiaco. Tuttavia il problema non riuscivo a risolverlo. Ho provato a mangiare anche cibi senza glutine per poi scoprire che, in realtà, il glutine veniva sostituito, nella pasta, da degli zuccheri e questo mi aveva fatto addirittura ingrassare. Il rebus sembrava irrisolvibile. Allora mi sono detto: “Qui bisogna tornare ai fondamentali!”. E i fondamentali quali sono? Le farine. E prima delle farine? Il grano con il quale vengono prodotte. Così, assieme a un amico, si è deciso di coltivare un terreno di proprietà della mia famiglia dai tempi di mio nonno ma che era completamente abbandonato perché né io, né mio padre né nessun altro in famiglia eravamo più agricoltori”.
Il frassineto, un grano… di casa
E cosa è successo? “Abbiamo studiato un po’ la cosa e abbiamo deciso di iniziare a coltivare il frassineto, un tipo di grano che un tempo era molto comune in molte zone del centro Italia ma che, da metà degli anni ’50 del secolo scorso, è stato abbandonato in favore di grani più redditizi e più facili da coltivare. Il frassineto, inoltre, ha una spiga lunga e tende a “coricarsi” sul terreno quando soffia vento forte. Insomma, è parecchio faticoso da “lavorare”. Ci abbiamo voluto provare lo stesso. E, naturalmente, lo abbiamo fatto senza utilizzare prodotti chimici e neanche concimi perché il frassineto è forte e non abbisogna di tanta cura. Volevamo assolutamente fare un discorso realmente biologico e a chilometro zero, tant’è che abbiamo portato il nostro grano a macinare in mulini a pietra che sono a meno di un chilometro dal terreno. Abbiamo avuto molte attenzioni delle quali siamo orgogliosi. Tra l’altro, vedendoci al lavoro nei campi, una signora un po’ in là con gli anni è venuta a fare due chiacchiere con noi. Era curiosa di sapere che grano stessimo utilizzando. Quando ha saputo che si trattava del frassineto, ci ha detto che negli anni ’50 lei era una delle contadine che lavorava nel campo di mio nonno e che anche il nonno coltivava il frassineto. Senza volerlo siamo tornati alle origini”.
Il frassineto nei supermercati? No!
La tua idea è di commercializzare, un giorno, i prodotti bio della tua terra? “L’obiettivo è quello ma in un futuro che ancora non so dire quando arriverà. Per ora mi limito a mettere a disposizione le mie farine per gli amici che ne hanno bisogno. Abbiamo anche aperto una pagina internet che si chiama mangIOsano, dove facciamo vedere cosa si può preparare con il nostro grano, ma non c’è ancora una vendita al pubblico. Del resto, noi commercializzeremmo un prodotto che non può assolutamente andare nei supermercati. Niente produzione di massa ma massima attenzione a un pubblico consapevole di acquirenti. Persone che sanno che se vuoi stare bene, devi mangiare bene”.
Cosa fare con il frassineto
A proposito, cosa si fa con il vostro grano. “Cominciamo a dire che noi maciniamo in mulini a pietra farine tipo 1 e 2, più grezze delle 0 e 00 che si trovano in commercio. Essendo più grezze, soprattutto la 2, conservano anche molte più proprietà benefiche e digestive delle altre. Noi, in famiglia, con queste farine, riusciamo a farci di tutto: pasta fresca, dolci, pane… Mia moglie ci fa addirittura un ciambellone all’acqua del quale ti autorizzo a svelare la ricetta che comunque si trova anche sulla pagina facebook. Alcuni amici mi dicono che non riescono a farci tutto quello che facciamo noi ma… credo sia solo questione di abitudine”.
E col frassineto la salute migliora
So che attorno a te si sta creando un gruppo di persone che sono attente a questo tipo approccio
verso il cibo. “Sì, ci siamo trovati con diversi altri giovani agricoltori che hanno quest’approccio realmente bio e attento alla coltivazione rispettosa della natura e dell’uomo. Vedremo come organizzarci in futuro”.
A proposito, quali sono gli obiettivi futuri? “Come detto, creare un’azienda che abbia cura della qualità dei prodotti che mette a disposizione del pubblico e non della quantità. Nel rispetto dell’ambiente e delle persone”.
Un’ultima domanda. Sei riuscito a migliorare la tua salute utilizzando questo grano? “Ora sto benissimo! La mia era un’allergia al glifosato, un erbicida chimico che è utilizzato per “uccidere” le piante infestanti ma che poi viene assorbito non solo dal grano o da altre piante, ma anche dagli animali che le mangiano e, conseguentemente, dall’uomo. Evitando pesticidi, erbicidi e concimi su un grano antico lasciato “al naturale”, posso dire di aver risolto il problema”.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.