Spesso ho l’impressione che le tante sagre che si tengono sul territorio romagnolo, specie quelle estive, siano “feste” buttate un po’ lì, senza un reale legame con le tradizioni che intenderebbero rappresentare. Della “Sagra della Patata” di Montescudo, che si svolge sempre verso la metà del mese di agosto (quest’anno sabato 10 e domenica 11 e siamo già alla 47esima edizione…), avevo proprio questa idea: un’occasione per fare turismo senza badare troppo alla veridicità della “storia”.
Su questa mia errata convinzione, la prima tirata d’orecchie me la dà mia mamma. L’Adriana è una signora ormai avanti con l’età ma dalla testa lucidissima. E’ nata a Santa Maria del Piano, una frazione del Comune di Montescudo nella vallata del fiume Conca, nota per essere il “paese dei vasai” perché questa era la forma di artigianato locale tipica della “Madòna de Pièn” (così è chiamato in dialetto questo piccolo borgo). Dunque, parla per conoscenza diretta. Quando le chiedo: “Ma perché a Montescudo si tiene la Sagra della Patata?”, manca poco che mi tolga la nazionalità romagnola. Pazientemente mi racconta che già ai tempi di suo nonno e mio bisnonno Domenico (siamo a inizi ‘900), tanti terreni delle diverse frazioni del paese erano adibiti alla coltivazione dell’ottimo tubero. Non tanto a Santa Maria del Piano, quanto piuttosto a Gaiano, a Trarivi, ad Albereto e nella stessa Montescudo. Si ricorda, ad esempio, di alcuni terreni attorno a un gruppo di case chiamate “la Villa”. E continua a raccontarmi di come la nonna Giulia, che io, bambino, ho avuto la fortuna di conoscere nei suoi ultimi anni di vita, con quelle patate ci facesse gli gnocchi…
La seconda tirata d’orecchie me la assesta il web quando decido di informarmi e scopro così che la patata di Montescudo “è una varietà di patata tipica del riminese che viene raccolta ad agosto e si conserva anche per dodici mesi, se conservata al buio nella sabbia. E’ considerata tra le migliori patate dell’Emilia-Romagna per la preparazione degli gnocchi e viene utilizzata anche fritta e per la preparazione del gelato alla patata”. Dulcis in fundo, è inserita nell’elenco dei prodotti tradizionali della Regione. Le sue caratteristiche sono di essere rotondeggiante, fuori leggermente rossa e dentro bianco-gialla.
Apro una breve parentesi sui diversi tipi di patate che troviamo in commercio in Italia, ognuna con le sue caratteristiche fisico-chimiche e di utilizzo, con l’intento di far capire la particolarità del tubero montescudese che ha peculiarità tutte sue. Mi riservo di approfondire l’argomento “storia e caratteristiche della patata” (lo so che la frase sembra equivoca, ma voi non ridete), in futuri articoli del blog.
Le patate a pasta bianca sono ricche di amido, farinose e adatte alla preparazione di purè, gnocchi e sformati. Quelle a pasta gialla sono compatte e poco farinose. Resistono meglio alla cottura e sono più adatte di quelle a pasta bianca per essere preparate in umido, al forno, fritte o lesse. Quelle con la buccia rossa (e pasta bianca), sono più piccole delle altre e rimangono sode anche dopo una lunga cottura. Sono buonissime se lessate, cotte al forno o in umido e fritte. Le patate novelle sono raccolte prima di arrivare a completa maturazione e hanno piccole dimensioni, buccia sottile e polpa tenera. Hanno un basso contenuto di calorie e si cuociono con la buccia. Ottime se arrostite in forno, cotte al vapore e saltate in padella. Le patate americane o patate dolci sono una varietà di patate particolarmente delicata. Sono adatte da cuocere arrosto oppure da lessare e condire con burro crudo, cosparse di zucchero e cannella. Le Vitelotte o patate nere hanno una forma oblunga e grumosa e sono di dimensioni ridotte. La particolarità di queste patate è data dal colore della polpa viola e dal sapore dolciastro. La consistenza della polpa è farinosa, per questo si consiglia di utilizzarle assieme alle patate gialle. La patata turchesa proviene dalla zona del Gran Sasso. Ha una buccia viola inconfondibile, forma irregolare e superficie bitorzoluta. La pasta è bianca con numerosi occhi profondamente incavati, caratteristica distintiva delle varietà antiche. Deve essere cotta al vapore, fritta o cucinata arrosto.
Alla fine, ho capito che la “Sagra della Patata” ha le sue buone ragioni per esistere e per svolgersi proprio nel mese d’agosto. E così mi riprometto (e consiglio ai miei venticinque lettori di manzoniana memoria) di farci un giro il prossimo anno, a questa festa. Anche per visitare Montescudo che tra la “chiesa della pace” di Trarivi con annesso museo della Linea Gotica Orientale; le mura e la ghiacciaia malatestiane; il castello di Albereto e il panorama che si gode da vari punti di vista del paese, merita davvero una visita non frettolosa.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.