Ogni GAS ha una organizzazione propria, ma parte da requisiti fondamentali e comuni a tutti. Il primo requisito è quello di avere al proprio interno un Gruppo di Qualità che seleziona e valuta i produttori da cui rifornirsi. Nel nostro caso possiamo beneficiare di Lucio Faragona. agronomo laureato e certificatore di aziende biologiche, che fa parte del consiglio direttivo. Un altro requisito è quello di avere un Gruppo di Accoglienza e cioè persone dedicate alla presentazione del GAS ai nuovi associati. Queste persone spiegano ai nuovi iscritti l’importanza di appartenere al GAS e valutano se hanno le caratteristiche adeguate per fare parte del GAS. Terzo requisito è quello di avere un Gruppo Culturale che si occupa di organizzare e divulgare alla popolazione il messaggio del GAS. Le opportunità di informazione passano dalla organizzazione di conferenze, alla divulgazione vera e propria attraverso i numerosi congressi, le scuole primarie e secondarie locali. Inoltre il Gruppo Culturale organizza le visite alle fattorie che annualmente facciamo con gli associati presso i produttori. Tutta la vita e la attività del GAS passa attraverso il sito dove ogni iscritto fa riferimento per gli ordini, per le comunicazioni e gli scambi dialettici attraverso un forum. I gruppi di acquisto in Italia sono una realtà conclamata e i dati della Coldiretti/Censis segnalano che nel 2012 più di sette milioni di italiani hanno fatto parte di gruppi di acquisto. Secondo i dati
del 2012 del ministero dell’Agricoltura sono quasi tre milioni gli utenti abituali dei GAS. Nel numero si tiene conto sia dei produttori che riforniscono i GAS sia dei consumatori che ne fanno parte. Ogni GAS è una unità operativa a se stante che crea una economia parallela a quella corrente; infatti il produttore coltiva o l’artigiano produce il prodotto che passa direttamente nelle mani del consumatore senza l’aiuto della grande distribuzione. Sono unità produttive che non si sarebbero potute confrontare con la grande distribuzione, sia per i numeri che sono in grado di fare girare insufficienti per il grande mercato ma anche per le imposizioni di quotazioni che fanno i grandi acquirenti sui produttori. Così facendo si è creata un parallelismo di attività commerciali rivolte a utilizzatori diversificati. Il coltivatore che serve il GAS, come si è detto, salvaguarda il ciclo biologico di coltivazione del prodotto, tiene conto della sua stagionalità e porta direttamente il prodotto al punto di distribuzione del GAS. Questo modo di operare è una garanzia per la salubrità del prodotto e per avere intatte le caratteristiche di profumo, d sapore e di odore. La prima esperienza che mi ha colpito è stata la marcata differenza di sapore e di consistenza della foglia di lattuga romana tra quella di origine biologica e del mercato generale; e dire che la lattuga di proprio non è decisamente saporita, ma le differenze che ho notato sono state evidentissime. Sulla frutta la differenza è abissale. Quello che potrebbe apparire “sconcertante” la prima volta è la vista del frutto bio che non è bello e calibrato nelle dimensioni come appare nei supermercati, ma in un secondo momento quello che apprezzeremo non sarà la bellezza esterna ma il profumo e il gusto che ci prenderanno il naso e il palato.
Nato a Misano Adriatico (RN) nel 1951, mi sono diplomato come perito chimico industriale nel ’70 e laureato in farmacia nel ’74.
Ho collaborato per 3 anni con le farmacie di Riccione, per essere poi assunto nel settore ospedaliero, settore analisi e trasfusioni di sangue.
Ad oggi, mi occupo di diagnostica per immagini nel settore veterinario.