In Italia gli asparagi sono di stagione da marzo a giugno. E’ dunque il momento giusto
per parlare di questa pianta antica, la cui provenienza pare sia l’Asia Minore dove era coltivata già più di duemila anni fa. In effetti, il termine asparago viene dalla parola greca aspharagos, mutuato dall’antico persiano asparag che significava germoglio. E’ uno di quei frutti della terra particolarmente ricchi di proprietà benefiche, tant’è che Carlo Linneo, il botanico svedese padre della moderna classificazione scientifica di tutti gli esseri viventi, gli assegnò il nome di Asparagus Officinalis, ovvero asparago medicamentoso, proprio per le sue riconosciute qualità terapeutiche.
Quali sono queste bontà? Ebbene gli asparagi sono depurativi e diuretici. Grazie all’abbondanza di acqua e potassio e alla presenza di asparagina, questi ortaggi stimolano la diuresi e la funzione epatica e renale, aiutando a eliminare le tossine e il ristagno di liquidi e quindi anche a ridurre la cellulite. Riducono la pressione arteriosa. Uno studio ha dimostrato che negli asparagi è presente una sostanza che impedisce l’ipertensione e preserva le funzioni renali. Sono ipocalorici. Grazie al loro ridotto apporto calorico, gli asparagi possono essere consumati in caso si debba perdere peso. Aiutano in caso di diabete di tipo 2. Mangiare regolarmente asparagi aiuta a controllare i livelli di glucosio nel sangue. Rafforzano i capillari perché sono ricchi di rutina, un flavonoide presente in diverse piante che, tra le sue proprietà, aiuta anche il microcircolo. Prevengono le malformazioni fetali. Il loro consumo è indicato in gravidanza perché apportano buone quantità di acido folico, essenziale per lo sviluppo del sistema nervoso del bambino. Sono lassativi. Gli asparagi sono ricchi di fibre e il loro consumo favorisce la regolarità del tratto intestinale. Fanno bene all’umore. Soprattutto quelli selvatici contengono buone quantità di triptofano che è il precursore della serotonina, ormone responsabile del buonumore. Sono antiossidanti. Negli asparagi sono presenti sostanze ad azione antiossidante come la Vitamina C e l’acido folico, che contrastano i radicali liberi e la formazione di tumori. Hanno proprietà antinfiammatorie. Possono essere considerati degli antinfiammatori naturali, grazie alla presenza di sostanze quali la rutina e la quercetina che svolgono una buona azione antinfiammatoria sull’organismo. Fanno bene al sistema nervoso e al cuore. Il buon quantitativo di potassio presente conferisce agli asparagi proprietà utili al benessere sia all’apparato cardiovascolare che muscolare. Infine, proteggono la pelle perché il glutatione presente nell’ortaggio protegge la pelle dagli agenti atmosferici e dall’inquinamento.
Insomma, le qualità dell’asparago sono innumerevoli e conosciute fin dall’antichità. Il filosofo greco Teofrasto, discepolo di Aristotele e considerato il primo botanico della storia, nel 300 avanti Cristo le descrive in maniera entusiastica nella sua monumentale “Storia delle Piante”. Nell’antica Roma, Catone dedica all’asparago un capitolo nel De Agri Cultura descrivendo in maniera ancora attuale “come si pianta l’asparago”. Plinio il Vecchio, naturalista latino che tante volte abbiamo citato in questo blog, nella “Naturalis Historia” ne parla come “dell’erba più coltivata con diligenza fra tutte dell’orto” e ne enumera le variazioni morfologiche e del gusto che l’asparago avrebbe acquistato a seconda del luogo di coltivazione, distaccandosi nettamente dalla pianta selvatica delle origini.
A proposito di variazioni, oggi i tipi di asparagi conosciuti sono più di duecento. Si distinguono soprattutto per aspetto, sapore e tipologia di coltivazione. Ovviamente non possiamo citarli tutti ma possiamo dire che fra Italia, Spagna, Olanda e Francia sono tanti gli asparagi DOP o IGP. Nel nostro Paese, ad esempio, esistono l’asparago bianco di Cimadolmo, IGP registrata il 9 febbraio 2002; l’asparago verde di Altedo, IGP registrata il 19 marzo 2003; l’asparago bianco di Bassano, DOP registrata il 13 settembre 2007 e l’asparago di Badoere, IGP registrata il 15 ottobre 2010. In Spagna si conoscono, fra gli altri,
l’espárrago de Huétor-Tájar, IGP registrata il 15 marzo 2000 e l’espárrago de Navarra, IGP registrata il 23 marzo 2004. In Francia c’è l’asperge des sables des Landes, IGP registrata il 15 novembre 2005; In Olanda il Brabantse Wal asperges DOP. Tornando all’Italia, ve ne sono ancora tante altre tipologie che, pur non godendo della DOP o della IGP, sono comunque di ottima qualità.
Proprio su questo principio si basa la produzione autoctona: solo la qualità preserva l’asparago italiano dall’invasione da parte dell’asparago cinese. Il colosso asiatico ne produce circa otto milioni di tonnellate all’anno, pari all’87 per cento della produzione mondiale. I nostri coltivatori rispondono con la qualità, la tipicità e, anche la freschezza: “L’asparago deve passare dal campo alla tavola nel minor tempo possibile perché non perda le sue magnifiche qualità” – dicono. Ed ecco perché, in questo caso, è sempre meglio puntare su un prodotto italiano rispetto a uno importato.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.