O lo ami o lo odi. Stiamo parlando dell’aglio, una pianta ricca di componenti benefici ma che lascia l’alito “pesante”. Mangiarne troppo e di continuo può disturbare l’intestino. Evitarlo è un peccato per le grandi proprietà che si ritrova. Quindi, come insegnano i latini: “In medio stat virtus”. Se consumato nelle giuste dosi e nei giusti momenti, può essere un valido supporto per restare in salute. Nei fatti, le proprietà curative dimostrate sono queste: combatte l’ipertensione e il colesterolo; elimina alcuni tipi di vermi dell’intestino; grazie al selenio, alle vitamine B e C e a vari solfuri che lo compongono, è un antiossidante; ajoene e disolfuri lo rendono antitumorale; previene la formazione di trombi in vene e arterie e anche influenze e raffreddori. Nonostante tutte queste qualità riconosciute, c’è chi lo evita sia come condimento che crudo, perché provoca la cosiddetta “fiatella”, dovuta proprio alla presenza dei numerosi composti organici dello zolfo. In pratica, basterebbe non mangiarlo prima di una riunione o di un incontro galante per non incorrere in sgradevoli situazioni.
L’aglio, il cui nome scientifico è Allium sativum, è una pianta coltivata bulbosa che viene consumata da sempre in tutto il mondo tant’è che fino a qualche tempo fa si riteneva che fosse ubiqua, cioè proveniente da tutti continenti. Recenti e approfonditi studi hanno collocato la sua nascita in Asia, nella Siberia sud occidentale. Da lì, l’aglio si sarebbe espanso in tutti i continenti molto velocemente tant’è che nell’antico Egitto era conosciutissimo e mangiato in grande quantità dagli schiavi che costruivano le piramidi. Nell’antica Grecia, è noto che fosse “divorato” dagli atleti durante le olimpiadi. A Roma faceva parte del “rancio” del legionario e Virgilio scrisse che era utile ai contadini durante la mietitura. Anche il nostro amico Plinio il Vecchio (che tante volte abbiamo citato per via della sua opera massima, De Naturalis Historia), lo consigliava pestato assieme al coriandolo fresco e aggiunto al vino per ottenere un cocktail afrodisiaco. Per l’appunto, l’aglio ha benefici effetti sulla circolazione e questo, in parte, può aiutare…
Non è che fra i nostri antenati romani tutti facessero il tifo per l’aglio. Il poeta Orazio, contemporaneo di Virgilio, si augurava fosse dato da mangiare ai parricidi come pena massima, tanto lo disgustava. L’imperatore Marco Aurelio ne proibì l’utilizzo alle legioni barbariche di Quadi e Marcomanni perché puzzavano troppo. E, nel corso dei secoli, la “guerra” all’aglio non si è fermata. Alfonso XI di Castiglia ne proibì l’uso a corte; Shakespeare lo vietava agli attori e, ancora in tema di reali, la nostra contemporanea regina Elisabetta d’Inghilterra non lo sopporta proprio. Quali sono i suoi valori nutrizionali? Cento grammi d’aglio contengono 41 chilocalorie. Inoltre, sempre per ogni etto di questo prodotto, abbiamo:
- Acqua 80 g
- Carboidrati 8,4 g
- Zuccheri 8,4 g
- Proteine 0,9 g
- Grassi 0,6 g
- Colesterolo 0 g
- Fibra totale 3,1 mg
- Sodio 3 mg
- Potassio 600 mg
- Ferro 1,5 mg
- Calcio 14 mg
- Fosforo 63 mg
- Vitamina B1 0,14 mg
- Vitamina B2 0,02 mg
- Vitamina B3 1,30 mg
- Vitamina A 5 µg
- Vitamina C 5 mg
Insomma: pochi grassi e niente colesterolo. Fibre, potassio, ferro e vitamine in quantità: in pratica, una
farmacia a portata di mano della quale è un peccato non usufruire. Un’idea per sfruttare le proprietà di questa pianta senza pensare troppo agli “effetti collaterali” è cucinarsi un bel piatto a base d’aglio tipo il classico “spaghetti all’aglio, olio e peperoncino”. La ricetta è molto semplice: mettete a bollire l’acqua a fuoco vivo, dopo aver tagliato l’aglio a fettine sottili. In una padella mettete un velo di olio extra-vergine e, a fuoco basso, soffriggete l’aglio che avevate tagliato in precedenza e del peperoncino sminuzzato. Quando l’aglio avrà preso un colore dorato intenso (occhio a non bruciarlo!), aggiungete un pizzico di sale e spegnete. Togliete la padella dal fuoco e aggiungete del prezzemolo tritato. Gli spaghetti vanno cotti al dente dopo di che scolateli e conditeli caldi. Un piatto facile ma ricco di gusto, capace di farsi apprezzare anche da molti che l’aglio non lo amano.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.