La scorsa settimana abbiamo scritto delle granite siciliane. Oggi continuiamo su questa linea “fresca ed estiva” e parliamo del tamarindo. Quand’ero bambino, negli anni ’60, il tamarindo era uno degli sciroppi più amati. Ci si preparavano bevande fresche color rosso scuro e granite casalinghe. Ma il tamarindo, il cui nome scientifico è Tamarindus indica, è una pianta dalle molteplici e diverse virtù, apprezzata in tante culture per i suoi frutti, il legname e persino le foglie, non solo in quanto sciroppo estivo. Originario delle regioni tropicali dell’Africa, quest’albero ha viaggiato attraverso i continenti, trovando il suo utilizzo anche in cucina e in medicina.
Il tamarindo, le origini
Come abbiamo appena detto, il tamarindo è nativa dell’Africa tropicale, in particolare nelle zone comprese tra il Sudan e il Madagascar. Successivamente, si è diffuso in molte altre regioni del mondo, inclusi l’India, il Sud-Est asiatico, le Americhe e le isole del Pacifico, grazie agli scambi commerciali e alle migrazioni umane. Il nome “tamarindo” deriva dall’arabo “tamr hindi“, che significa “dattero dell’India“. Questo nome riflette la somiglianza dei frutti del tamarindo con i datteri, nonostante questi due alberi non siano per niente correlati. I mercanti arabi furono tra i primi a diffondere questa pianta, portandola dall’Africa, in India e poi in altri paesi asiatici.
Caratteristiche botaniche del tamarindo
La pianta del tamarindo è un sempreverde che può raggiungere altezze comprese tra i 12 e i 18 metri, con un’ampia chioma, densa e arrotondata. Il tronco è robusto e può avere un diametro considerevole, con una corteccia scura e rugosa. Le foglie sono composte, pinnate e presentano una disposizione alternata lungo i rami. Ogni foglia è formata da 10 a 20 paia di piccole foglioline ovali, di un verde brillante, che conferiscono all’albero un aspetto piumoso e delicato. I fiori del tamarindo sono piccoli, con petali gialli o giallo-verdastri, spesso striati di rosso o arancione. Crescono in grappoli pendenti e sbocciano in primavera o all’inizio dell’estate, a seconda del clima. I frutti sono baccelli che possono variare in lunghezza dai 5 ai 20 centimetri, di forma oblunga e curvata. La buccia del baccello è sottile e fragile, di colore marrone scuro, e al suo interno contiene una polpa fibrosa e appiccicosa che avvolge i semi.
Il tamarindo e i suoi frutti
I frutti del tamarindo sono uno degli aspetti più distintivi e utilizzati della pianta. La loro polpa, quando matura, è di colore marrone scuro e ha un sapore unico, che combina dolcezza e acidità in un equilibrio perfetto. Questo sapore particolare rende il tamarindo un ingrediente apprezzato in molte cucine tradizionali. Questa polpa può essere consumata fresca o essiccata e viene utilizzata in una varietà di preparazioni. In India, ad esempio, è un ingrediente fondamentale nei chutney, nelle salse e nei curry. In Thailandia, è usata per conferire acidità ai piatti, come nella famosa zuppa di gamberi chiamata “Tom Yum”. In altre culture asiatiche è impiegata nella preparazione di dolci e snack, come le caramelle al tamarindo, che combinano il sapore agrodolce della polpa con zucchero e spezie. Nelle cucine caraibiche è spesso in bevande fredde e dolci. In America Latina è spesso utilizzata per fare bevande dolci e piccanti, come l’agua de tamarindo in Messico, che è una bevanda rinfrescante a base di polpa di tamarindo, acqua e zucchero. Nei paesi dell’Africa occidentale, i frutti sono consumati come snack, spesso conditi con sale e pepe.
Il tamarindo in medicina
Oltre ai suoi usi culinari, il tamarindo ha una lunga storia di utilizzo nella medicina tradizionale. Le proprietà medicinali della pianta sono riconosciute in diverse tradizioni curative, dall’Ayurveda alla medicina africana. La polpa, ad esempio, è nota anche per le sue proprietà lassative naturali. Viene utilizzata per alleviare la stitichezza e migliorare la digestione. Il tamarindo, inoltre, è ricco di composti antiossidanti, come i polifenoli, che aiutano a combattere i radicali liberi e ridurre l’infiammazione nel corpo. Questo può contribuire a ridurre il rischio di malattie croniche, come le malattie cardiache e il diabete. È anche una buona fonte di vitamine e minerali essenziali, tra cui vitamina C, vitamina A, potassio e magnesio che sono importanti per il mantenimento della salute generale e il corretto funzionamento del corpo.
Legname e foglie del tamarindo
Il tamarindo non è solo una pianta preziosa per i suoi frutti, ma anche per il suo legname e le sue foglie. Il suo legno è duro, resistente e duraturo, caratteristiche che lo rendono adatto per una varietà di applicazioni. Infatti, è utilizzato nella produzione di mobili, utensili da cucina e oggetti artigianali. La sua durezza e resistenza all’usura lo rendono ideale per la fabbricazione di pavimenti, manici e strumenti musicali. Inoltre, ha un bel colore rossastro, che lo rende apprezzato per lavori di falegnameria decorativa. Le foglie hanno diversi usi pratici e medicinali. In alcune tradizioni sono utilizzate come foraggio per gli animali domestici, grazie al loro alto contenuto nutrizionale. Le foglie fresche o essiccate sono anche impiegate nella preparazione di tisane medicinali, che si dice abbiano proprietà antinfiammatorie e antipiretiche. Insomma, oltre allo sciroppo, c’è di più.
In copertina, l’albero del tamarindo. Foto di B. navez tratta da commons.wikimedia.org.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.