Il limone è uno di quei frutti che hanno sempre riscosso un gran successo presso tutte le popolazioni. Dapprima per l’intrinseca bellezza sia dell’albero che del frutto, uno con foglie di un verde intenso e l’altro con una buccia gialla “scintillante”; poi per l’utilizzo in cucina e nella medicina naturale.
Quella del limone è una storia molto lunga. Non si sa dove sia nata la prima piantina anche se si pensa che ce ne fossero già nei famosi Giardini di Babilonia edificati, secondo la tradizione storica, dal re Nabucodonosor II verso il 590 avanti Cristo. Questi
giardini erano, si dice, una delle sette meraviglie del mondo antico. In quella che oggi è la città di Bagdad, sarebbero arrivati dall’India (che ancor oggi è il maggior produttore al mondo) e dal Pakistan, paese nel quale è stato recentemente ritrovato un orecchino a forma di limone ancor più antico dei Giardini di Babilonia. Greci e romani conoscevano i limoni. Teofrasto di Ereso, filosofo e botanico greco del III secolo avanti Cristo, li chiamò pomo della Media, in latino citrus medica, ovvero proveniente dalla Media, a testimoniarne l’origine mediorientale. Con la caduta dell’impero romano il limone fu praticamente dimenticato e toccò agli arabi riportare questi agrumi nelle terre da loro conquistate, principalmente in Sicilia e nella Spagna del centro-sud. Ancora oggi a Siviglia i limoni hanno funzione di alberi ornamentali lungo moltissime strade cittadine. Nacque con gli arabi la “scienza degli agrumi” con le differenti coltivazioni, irrigazioni, potature e innesti. Fu durante il Rinascimento, invece, che la scorza, le foglie e i fiori dei limoni e degli aranci fornirono la base per distillare profumi ed essenze.
Oggi questi frutti sono coltivati in tutto il mondo in tantissime varietà. Alcune, probabilmente, non saranno ancora state riconosciute dai botanici nostri contemporanei. Le differenze fra i vari tipi di limoni sono riscontrabili prevalentemente nell’aspetto esteriore, mentre rimangono praticamente invariate le loro qualità alimentari. Il limone raramente viene consumato come frutto fresco per via del sapore aspro ma per la sua lavorazione industriale vanno bene tutte le varietà, con l’esclusione forse di quelle poche che per il precoce deterioramento vengono consumate sul luogo di produzione. Per esempio, sono ignote a moltissimi le varietà del “limone rosso” originario dell’India e del “limone dolce brasiliano”, i quali danno frutti sempre agri ma nello stesso tempo abbastanza dolci da poter essere mangiati come frutta fresca. Quando questi limoni giungono a maturazione, si deteriorano nel giro di due o tre giorni per cui vengono consumati dalla popolazione locale e rimangono sconosciuti sul mercato mondiale.
Con un clima favorevole, questo frutto fiorisce e fruttifica due volte l’anno. La fioritura dura almeno due mesi e il frutto maturo può attendere altri due mesi sull’albero prima di venir colto, il che favorisce una raccolta sistematica. La fioritura primaverile produce i frutti migliori, la cui raccolta dura poi tutto l’inverno. La seconda fioritura, a volte forzata nelle piantagioni commerciali, avviene in agosto e settembre e i limoni si possono raccogliere da maggio in poi, subito dopo quelli invernali. In condizioni favorevoli, un albero adulto può dare da 600 a 800 frutti all’anno.
Le varietà, come detto, sono innumerevoli. Solo in Italia se ne riconoscono undici particolarmente importanti, alcune delle quali danno poi vita ad altre selezioni clonali: il femminello comune, il limone interdonato, il monachello, il Costa d’Amalfi Igp, il limone di Siracusa Igp, il limone di Sorrento, il limone dell’Etna Igp, l’interdonato Messina Igp, il Rocca Imperiale Igp, il femminello del Gargano Igp e il limone di Procida. All’estero troviamo altrettanta ricchezza nelle zone temperate che permettono la coltivazione di questa essenza. Quelli che conosciamo forse di più nel nostro Paese sono il limone Corso, il marocchino, lo yemenita e quello greco.
Non staremo qui a parlare di limoncello e limonata che sono due dei prodotti più conosciuti che utilizzano questo frutto, né degli
aromatizzanti al limone; dei detersivi e dei profumi al limone. Ci vorrebbero dei capitoli a parte per comprendere gli innumerevoli usi ai quali questo frutto si presta. Vale però la pena soffermarsi sull’uso che se ne fa in farmacologia, la quale ne utilizza il succo e la scorza. Il suo uso come medicina si era già consolidato nei tempi antichi, quando ancora non si sapeva niente di vitamine (e il limone ne contiene tante). Innanzitutto ne veniva apprezzato il succo come antiemorragico, disinfettante e ipoglicemizzante (cioè si capì che abbassava la percentuale di glucosio nel sangue). Poi si cominciò a usare come battericida; per abbassare la pressione arteriosa; contro il raffreddore e l’influenza. Era anche reputato indispensabile nella cura dello scorbuto, cosa ben nota tra i marinai che non mancavano di approvvigionarsi di limoni prima di ogni viaggio impegnativo. Cento grammi di polpa di limone contengono 35/56 chilocalorie; tra gli 84 e i 90 grammi d’acqua; 149 mg di potassio (7% del fabbisogno giornaliero); 11 mg di calcio (1%); 28 mg di magnesio (9%) e 51 mg di vitamina C (ben il 71% di fabbisogno giornaliero). Insomma: il limone è una “farmacia” naturale, un vero toccasana per tenere il corpo in salute ed equilibrio e dunque ricordatevi di consumarne ogni giorno se non come frutto, almeno come succo o come ingrediente da aggiungere alle vostre pietanze.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.