Non scriveremo di autentici baluardi della nostra cucina come la pasta, la pizza, il gelato, il caffè espresso e tante altre pietanze che sono diventate simboli internazionali del Bel Paese. Parliamo di piatti e ricette che possono risultare “strani” o insoliti agli occhi di un visitatore straniero. E, a dir la verità, essendo questi frutto di “sapienze” dei nostri territori regionali, anche molti italiani potrebbero trovare “strani” o “curiosi” alcuni sapori. Cominciamo da un classico.
Il lampredotto (Firenze)
Il lampredotto è uno dei piatti più emblematici della cucina povera toscana, in particolare di Firenze. Si tratta di uno dei quattro stomaci della mucca, il cosiddetto “abomaso”. È cotto a lungo in un brodo saporito con pomodoro, cipolla, sedano e prezzemolo. Generalmente servito in un panino croccante, viene condito con salse verdi, erbe aromatiche e/o fresche e talvolta con un pizzico di piccante. Per molti stranieri, l’idea di mangiare trippa o parti interne dell’animale può essere piuttosto bizzarra, ma una volta superato lo shock iniziale, il sapore ricco e intenso può conquistare anche i palati più scettici.
La coda alla Vaccinara (Roma)
Un altro piatto che potrebbe sembrare strano è la coda alla vaccinara, tipica della cucina romana. Questo stufato di coda di bue richiede una lunga cottura e viene arricchito con pomodori, cipolle, carote, sedano e a volte cioccolato fondente per bilanciare i sapori. Il concetto di mangiare la coda di un animale può apparire inusuale a molti, ma il risultato finale è un piatto estremamente saporito e gustoso, che rappresenta perfettamente la tradizione della cucina contadina romana.
La pajata (Roma)
Restando nella tcapitale, una pietanza che potrebbe sorprendere uno straniero è la pajata, un ingrediente fondamentale di un tipico piatto di pasta come i rigatoni con la pajata. La pajata è l’intestino tenue del vitello da latte, che viene cucinato ancora con il contenuto parzialmente digerito, il quale coagula durante la cottura creando una consistenza cremosa. Anche se può sembrare strano mangiare intestini per chi viene dall’estero, la pajata offre un sapore unico e inaspettatamente delicato.
Il sanguinaccio (varie regioni)
Il sanguinaccio è un dolce a base di sangue di maiale, spesso mescolato con cioccolato, zucchero, latte e spezie, tipicamente preparato nel periodo della “smettitura” del maiale in molte regioni italiane, tra gennaio e carnevale . Sebbene l’uso del sangue animale nei dolci possa apparire “agghiacciante” per uno straniero, il risultato è una crema densa e dolce, che viene servita con biscotti o come ripieno per dolci. Oggigiorno, a causa di diverse restrizioni sanitarie, spesso si prepara una versione senza sangue, ma l’originale resta una curiosità gastronomica molto particolare.
La bottarga (Sardegna)
La bottarga è un alimento tradizionale sardo ottenuto dalle uova di muggine o di tonno che vengono salate, pressate ed essiccate. È spesso servita grattugiata su piatti di pasta o affettata sottile come antipasto. Il sapore è molto intenso, salato e marino, e la sua consistenza può risultare un po’ gommosa. Questo particolare ingrediente può sembrare insolito per chi non è abituato ai sapori forti e al pesce salato, ma è considerato una vera prelibatezza in Sardegna e non solo.
Il casu marzu (Sardegna)
Uno dei formaggi più controversi al mondo, il casu marzu (o “formaggio marcio”) è un’altra specialità sarda che non passa di certo inosservata. Questo formaggio pecorino è lasciato fermentare fino a quando non diventa abitato da larve vive di mosca casearia. Queste larve aiutano a decomporre il formaggio, rendendolo cremoso e molto pungente. Sebbene il consumo di casu marzu sia vietato in molti Paesi per motivi igienici, in Sardegna è ancora considerato un formaggio prelibato e parte della cultura locale. Per uno straniero, l’idea di mangiare formaggio contenente larve vive potrebbe essere decisamente scioccante, ma per alcuni coraggiosi, la sfida può rivelarsi sorprendente.
Il lardo di Colonnata (Toscana)
Il lardo di Colonnata (che si chiama così perché viene da Colonnata, una frazione del Comune di Massa Carrara posto a 500 metri sulle Alpi Apuane), è un salume preparato con strati di lardo di maiale stagionato in conche di marmo, alternati a strati di sale, pepe, aglio, erbe aromatiche e spezie. Il lardo è estremamente morbido e si scioglie in bocca, ma potrebbe sembrare piuttosto strano per chi non è abituato a consumare grasso animale puro come portata principale. Tuttavia, per i locali e gli amanti dei salumi, il lardo di Colonnata è un’autentica prelibatezza.
In conclusione?
In conclusione, se potessimo suggerire ai nostri amici turisti esteri come comportarsi, diremmo loro che parte del fascino del viaggio sta proprio nel provare nuove esperienz e, per chi ha il coraggio di andare oltre i propri preconcetti, l’Italia offre una miriade di sapori sorprendenti e autentici che raccontano storie di cultura e ingegno gastronomico al di là di piatti eccezionali ma già conosciuti come i nostri vari tipi di pasta, la pizza, il gelato, ecc. ecc.
L’immagine di copertina è stata realizzata da un programma di intelligenza artificiale.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.