I ceci sono un legume molto antico. Storici della botanica e dell’agronomia, sostengono che siano stati fra i primi alimenti consumati dall’uomo e anche oggi rappresentano per importanza la terza leguminosa da granella, dopo soia e fagiolo. Sembra si tratti di una pianta nota già da più di ottomila anni, originaria dell’Oriente. Secondo alcuni viene dalla Turchia (secondo altri dalla Mesopotamia) e avrebbe avuto origine da due diverse specie spontanee. Altri ancora fanno notare come la prima civiltà che ne fece un ampio uso documentato (cibo rinvigorente per gli schiavi), fosse l’antico Egitto da dove si sarebbe diffusa in tutto il Mediterraneo e quindi anche a Roma. Tra le fonti latine possiamo citare il poeta Orazio in quale scrive che tra i Romani una preparazione gastronomica molto apprezzata era quella dei ceci fritti nell’olio d’oliva.
Il nome scientifico “cicer arietinum” deriverebbe dalla parola latina “aries” (ariete) che sta a indicare la forma del seme a forma di testa d’ariete. Nel mondo antico ai ceci si attribuivano virtù afrodisiache. Plinio il Vecchio scrive che quelli candidi chiamati “ceci di Venere” (genere colombina), venivano offerti e consumati nelle veglie rituali. Anche Galeno, medico greco vissuto nel II secolo dopo Cristo, attribuisce qualità afrodisiache a queste piante erbacee. Passando ad altro, anche nella marineria i ceci avevano, fino a qualche secolo fa, una grande importanza. Nei velieri, il cui fasciame esterno era fissato con chiodi, col passare del tempo e con le sollecitazioni allo scafo le testine dei chiodi saltavano e rimaneva un buchetto che permetteva al mare di penetrarvi; si poneva rimedio a questo problema infilando un cece nel buchino creatosi. Il cece con l’acqua s’ingrossava e impediva l’accesso della stessa. Geniale no?
Le dimensioni dei semi sono determinanti per la loro valutazione commerciale: esistono varietà a seme grosso e varietà a seme piccolo. Esistono inoltre diversi tipi locali italiani tra i quali possiamo ricordare il cece nero della Murgia; il cece di Cicerale (in provincia di Salerno) e l’aquilano cece pizzuto. Sono un cibo tradizionale sulle mense italiane tanto che il consumo è in aumento e, nel 2020, le importazioni di ceci sono aumentate di circa il 100 per cento. In effetti, sono uno dei principali alimenti della cucina mediterranea. Ricchi di proteine vegetali (circa 9 grammi ogni 100 grammi), se abbinati al semolino danno luogo a un binomio a elevato contenuto di proteine, perfettamente in grado di sostituire la carne. Nulla impedisce, ad ogni modo, di abbinarli a carne di pollo o di manzo. Se da un lato permettono di assumere vitamina B9 e sali minerali, dall’altro i ceci non contengono né glutine né colesterolo. Sono, infine, uno dei legumi secchi più utili al nostro organismo, perché ricchi di magnesio, ferro, fosforo, fibre e numerose vitamine. Come dicevamo, i ceci sono un elemento importante di molti piatti mediterranei quali couscous, insalata di ceci e cumino, o il celebre hummus libanese. Se uniti a delle foglioline di spinaci freschi e dadini di mozzarella di bufala, e conditi con un buon mix di olio, aceto, senape, sale, pepe e semi di cumino pestati, i ceci garantiscono un’insalata fresca e nutriente.
Ma, visto che siamo in Italia, noi oggi vi forniremo una ricetta classica e golosamente amata in tutto lo Stivale: la
pasta con i ceci. E’ una ricetta molto semplice (cone le solite decine e decine di varianti regionali e locali) e si può iniziare dai ceci già cotti e messi in barattolo che sono comodissimi per chi lavora fuori tutto il giorno, ma partendo da quelli secchi il piatto finale avrà un sapore più gustoso. Queste le dosi e gli ingredienti per quattro persone (cottura circa quattro ore): 400 grammi di ceci precotti; 200 grammi di ditaloni rigati; due spicchio d’aglio; 120 grammi di passata di pomodoro; un rametto di rosmarino; brodo vegetale q.b.; Olio extravergine di oliva q.b.; sale q.b.; pepe nero q.b. Questo il procedimento: soffriggete in una pentola i due spicchi d’aglio con un po’ d’olio extravergine. Quando questo inizia a soffriggere, unite i ceci e lasciateli insaporire per qualche secondo. Poi unite la passata di pomodoro e il rosmarino; togliete l’aglio e coprite con il brodo che avrete caldo a portata di mano. Quando il tutto arriva a bollire, prendete due mestoli di ceci con un po’ di liquido e frullateli. Riunite il “frullato di ceci” alla pentola, togliete il rosmarino e condite con sale e pepe. A questo punto aggiungete la pasta e fate cuocere per due terzi del tempo di cottura. Quindi spegnete la pentola, allontanatela dal fuoco, coprite con un coperchio e lasciate riposare per cinque minuti. Infine, servite la pasta e ceci ancora bollente con una spolverata di pepe nero e un giro di olio extravergine d’oliva.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.