Mettere in piedi un’impresa che lavori a livello internazionale e che tenga conto sia delle esigenze dei produttori locali, rispettandone il lavoro, sia dell’ambiente. E’ quello che cerca di fare Franco Emilio Risso, un genovese di 38 anni che oggi è il titolare di Mamasili, un’azienda italiana con il “cuore” in Madagascar. La sua è davvero una storia da raccontare perché testimonia di un altro modo di fare impresa, fuori dalle logiche di sfruttamento che molte volte sono state messe in atto dagli occidentali.
Franco, tu sei laureato in giurisprudenza. Come succede che un “avvocato” metta in piedi un’azienda d’importazioni di spezie dall’Africa? “Intanto la mia laurea era indirizzata al diritto internazionale e quindi già un po’ si poteva capire che avrei avuto un percorso particolare. Finita giurisprudenza, ho seguito un corso breve all’Onu (l’Organizzazione delle Nazioni Unite) e poi sono partito come volontario per il Senegal con una Ong italiana. Il mio ruolo era di assistente a un progetto finanziato dalla banca mondiale per la formazione professionale e la lotta al lavoro minorile. Sono rimasto in Senegal due anni. Tornato in Italia, dopo altri quattro mesi sono ripartito volontario per il Madagascar con un’altra Ong come capo progetto di un programma per sviluppare l’agricoltura biologica e il commercio equosolidale. Sono stato notato e poi assunto da Ravinala, una cooperativa sociale di Reggio Emilia come responsabile di tutta l’area del Madagascar. Sono rimasto con Ravinala dal 2015 al 2019. Nel mentre, sempre in Madagascar, ho aperto Moringa Wave, la mia prima azienda”.
Perché l’ha chiamata Moringa Wave? “La Moringa è una pianta tropicale ricca di nutrienti e in
Madgascar c’è un grande problema di malnutrizione della popolazione più povera. Ne utilizzavamo l’estratto secco vendendolo su tutto il territorio dell’Isola e poi anche fuori. Essendo prodotto localmente, alle persone costava meno di altri nutrienti importati e dunque aiutava i più poveri a nutrirsi adeguatamente. Moringa Wave si è pian piano ingrandita e hanno iniziato a richiedere altri nostri prodotti (pepe, cannella, zucchero artigianale, zenzero in polvere, curcuma, caffè…) anche dall’Europa. Così abbiamo aperto Mamasili, una società italiana, con sede a Genova, che si occupa esclusivamente di commercializzare spezie sia per la linea retail, sia per quella horeca”.
Cosa significa Mamasili? “Vuol dire “ritorno all’origine”. L’idea è ridare valore a spezie comuni come queste e mettere l’accento sulla neutralità ambientale, una cosa alla quale teniamo molto. Mamasili nasce per ricercare, selezionare e portare direttamente sulla tavola delle nostre case l’eccellenza qualitativa e la massima purezza organolettica offerta dalla meravigliosa biodiversità africana, rispettandone l’ecosistema, il lavoro delle persone, senza intermediari e senza impatto sulla natura stessa. Noi garantiamo zero emissioni nette per ognuno dei nostri prodotti. Dalla coltivazione, al trasporto, alla confezione abbiamo ridotto al minimo la Co2 e compensato quella prodotta, sostenendo progetti di riforestazione nel Paese di origine. Inoltre, trattiamo esclusivamente piccole produzioni, provenienti da località remote nella foresta, molto lontane sia per qualità che per quantità dalle produzioni di massa dei sistemi industriali. Lavoriamo accorciando il più possibile le distanze con i luoghi di origine, adottando una catena distributiva cortissima e un sistema di massima riduzione dell’impatto ambientale in ognuna delle fasi produttive. Dai sistemi di coltivazione e raccolta, allo stoccaggio e al trasporto, fino al confezionamento e allo smaltimento degli imballi, tutto è pensato per minimizzare la produzione di CO2. Ma facciamo anche di più: per rendere il prodotto climaticamente neutro, tutte le emissioni, scientificamente calcolate (lavoriamo con Terra Institute per il calcolo delle emissioni e con Turn To Zero per i progetti di compensazione), sono compensate attraverso il sostegno a progetti internazionali di protezione del clima, come la produzione e distribuzione di forni solari e la piantumazione di alberi in Madagascar”.
Da dove viene questa sua attenzione all’ambiente e alle persone? “L’attenzione all’ambiente e alle persone deriva da una
combinazione di esperienze personali. Fin da giovane ho avuto la fortuna di crescere in ambienti multiculturali nei vicoli di Genova e di viaggiare molto. Durante le diverse esperienze lavorative ho avuto l’opportunità di visitare e scoprire regioni e paesi incontrando persone di diverse culture ed esperienze di vita. Vivendo in Madagascar i problemi climatici mi sono apparsi ancora più urgenti, basti pensare alla carestia nel sud del paese o alla migrazione della popolazione dal sud al nord per sfuggire all’erosione e alla siccità. Questi incontri ed esperienze mi hanno convinto dell’urgenza di adottare misure concrete per proteggere il nostro pianeta”.
Quali gli obiettivi a breve e lungo termine? “Mamasili ha come obiettivo non tanto quello di farsi conoscere, quanto di avvicinare culture lontane attraverso i sapori e le erbe aromatiche. Ridare valore alle spezie che da sempre hanno rappresentato viaggi e culture lontane. Per fare questo ho deciso di lavorare solo con agricoltori che producono ancora con sistemi naturali in zone non contaminate e poter così preservare tutta le qualità organolettica delle spezie e delle erbe aromatiche. Se pensiamo che secoli fa si scopriva l’America tentando di tracciare una nuova via per le spezie; che la noce moscata veniva conservata in flaconcini d’argento tanto era preziosa e che il pepe era scambiato al pari di una moneta… Oggi invece nessuno sa da dove vengano le spezie che usiamo e quale storia importante abbiano, tanto siamo abituati a ritrovarcele sugli scaffali dei supermercati”.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.