Le uova, in particolare quelle di gallina, sono sempre state un alimento importante per l’uomo. Ricche di proteine, sono considerate la pietra
di paragone per le proteine di altri cibi, per stabilirne il valore biologico, cioè l’efficienza con cui l’organismo le utilizza. Fatto 100 il valore delle proteine dell’uovo, tutti gli altri cibi hanno un valore biologico inferiore, a eccezione del siero del latte. Non per niente, le nostre nonne, nella loro saggezza, ci davano l’uovo (rigorosamente “del contadino”, ruspante e freschissimo), sbattuto la mattina per colazione, se ci vedevano un po’ sciupatelli. Ve lo ricordate? La ricetta è semplicissima: rompete un uovo e separate il tuorlo dall’albume. Mettete il tuorlo in un bicchiere, aggiungete lo zucchero e con una forchetta o un cucchiaino, sbattete energicamente fino a raggiungere la cremosità desiderata. Più zucchero aggiungete, più la crema sarà densa. Come ogni cibo, anche l’uovo va consumato con moderazione. Ha tante cose buone dentro di sé, e qualche controindicazione. Il tuorlo, ad esempio, è ricco di preziose vitamine (A, D, E e K) ma contiene anche alti livelli di colesterolo il quale, non è di per sé dannoso ma lo diventa se, oltre all’uovo, mangiamo altri alimenti che lo contengono.
Abbiamo parlato delle nostre nonne e di come ci davano l’uovo sbattuto che doveva essere freschissimo, altrimenti si rischiava l’intossicazione. Ma oggi, che le nonne di una volta non ci sono più e che non tutti possiamo avere un fidato amico contadino che ci rifornisce di uova fresche, come dobbiamo scegliere quelle che troviamo al supermercato? Ci sono alcune regole da seguire e la prima è: saper leggere il codice che troviamo sopra ogni uovo in commercio.
Secondo le direttive dell’Unione Europea, sopra ogni guscio deve essere stampigliato un codice. Questo è formato da una cifra (compresa tra 0 e 3), due lettere e infine altre cinque cifre. La prima cifra si riferisce alla tipologia di allevamento delle galline “produttrici”. Se trovate scritto uno 0 (zero), vuol dire che le galline hanno prodotto uova biologiche. Il numero 1 sta per “galline allevate all’aperto”. Il numero 2 per “allevamento a terra” e il 3 per “allevamento in gabbia”. Le due lettere indicano il Paese della UE dal quale provengono le uova. Ad esempio, IT sta per Italia. Se trovate altre lettere, significa che quell’uovo proviene da un allevamento UE ma non italiano. Le seguenti tre cifre indicano il Comune di provenienza e i due numeri finali identificano l’allevamento. Sul guscio, potete anche trovare la data di scadenza dell’uovo ma questa può essere anche solo riportata sulla confezione, sulla quale dovete trovare anche: il nome e l’indirizzo del produttore; il numero delle uova contenute; il tipo di allevamento; il giorno in cui le uova sono state deposte; il peso delle uova.
Cosa significa “galline allevate all’aperto” piuttosto che “allevate a terra” o “uova biologiche”? Ci sono differenze nella qualità? E quanto è importante la scadenza? Andiamo con ordine. Quando sul guscio troviamo il numero 0, significa che quell’uovo è bio. Vuol dire che le galline sono state nutrite con mangime biologico e che hanno avuto a disposizione lettiere, trespoli, nidi, un minimo di due metri quadrati e mezzo di spazio per ognuna e uno spazio libero anche all’aperto. Le galline allevate all’aperto (numero 1), godono delle stesse condizioni di vita delle “numero 0” ma non sono state nutrite con mangimi bio. Nell’allevamento a terra (numero 2), le galline vivono in spazi al coperto senza mai uscire fuori con una concentrazione massima di dodici galline in un metro quadrato. Se non altro, hanno nidi, trespoli e lettiere come le loro “sorelle” numero 0 e 1. Le più sfortunate sono le galline delle uova numero 3, allevate in gabbia. Sono chiuse in stie, dove hanno a disposizione uno spazio equivalente alla superficie di un foglio A4 e spesso viene loro tagliato il becco per evitare che si feriscano a vicenda. E’ un tipo di allevamento intensivo. La UE, fin dal 2012, ha chiesto a tutti i Paesi membri di renderlo illegale ma l’Italia non si è ancora adeguata, dopo otto anni, a questa direttiva.
Cambia qualcosa nella qualità delle uova secondo il tipo di allevamento? Sì. Tanti studi provenienti da diverse facoltà di veterinaria e medicina di tutto il mondo, nonché da enti indipendenti di ricerca, sono ormai concordi nel dire che le qualità nutritive delle uova biologiche o provenienti da galline allevate all’aperto siano superiori alle altre. Questo non significa che le uova provenienti da allevamenti a terra o in gabbia non siano buone. Sono senz’altro sicure e certamente fonte di proteine. Tuttavia, i loro valori nutrizionali sono più bassi.
Infine, la scadenza. In realtà, è bene controllare sulla confezione la data in cui sono state deposte le uova. Si tratta di un’indicazione non obbligatoria: la segnalano solo i produttori che confezionano il prodotto nello stesso giorno in cui viene “creato”. Comunque, è facile risalire al giorno di deposizione perché la legge prevede che la data di scadenza deve essere, al massimo, 28 giorni dopo la deposizione e, di solito, le uova vengono ritirate dal commercio quando si arriva a una settimana dalla data di scadenza.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.