Con il caldo asfissiante di quest’estate, il consumo di cocomero sulla Riviera romagnola è schizzato alle stelle. In effetti, non c’è frutto estivo più piacevole da gustare appena tirato fuori dal frigorifero. Mangiato a fette, a cubetti o assieme ad altri frutti, sembra subito rinfrescare e rivitalizzare. Ma è davvero così? E perché questo frutto si chiama cocomero? Perché in alcuni luoghi viene chiamato anguria? Vediamo di saperne di più.
Si fa presto a dire cocomero…
Il cocomero è senz’altro il frutto estivo per eccellenza ed è verissimo che idrata e rinfresca. E’ perfetto per
combattere il caldo e la spossatezza. E’ una pianta della famiglia delle cucurbitacee originaria, sembra, dell’Africa tropicale. Matura una volta l’anno ed è disponibile sulle nostre tavole da maggio a settembre. Il suo frutto, massiccio e dalla buccia dura e liscia, è una falsa bacca, cioè una variante di una vera bacca. La polpa è costituita per oltre il 90% di acqua e contiene anche un discreto quantitativo di zuccheri, soprattutto fruttosio e vitamine A, C (8,1 mg per 100 g di frutto), B e B6. Attualmente esistono più di 1200 cultivar di cocomero nel mondo. Producono frutti di peso variabile tra meno di un chilo e più di 90 chili (incredibile, no?). La polpa può essere rossa, arancione, gialla o bianca.
Perché il cocomero si chiama così
Il nome cocomero, prevalente nell’Italia centrale, viene dal latino cucumis (cetriolo) da cui anche il marchigiano cucumbra o il bolognese cucombra. Chi non ricorda la canzone “I Love You Cucombra” del cantautore felsineo e grande amico di Riccione, Dino Sarti? Da noi in Romagna, lo chiamiamo indifferentemente cocomero o anguria, termine più usato nell’Italia settentrionale. Anguria deriva dal tardo greco ἀγγούριον (angoùrion) che entrò nel lessico della lingua italiana in epoca bizantina attraverso l’Esarcato di Ravenna. Ecco spiegato perché in Romagna sia presente anche il termine anguria. Attenzione però, perché se oggi in Grecia a un fruttivendolo chiedete un angùri, vi darà un cetriolo. I secoli hanno cambiato alcune cose… Se volete chiedere un cocomero dovete chiedere un καρπούζι (karpoùzi). In Sardegna viene anche usato il nome sandrìa o sandìa proveniente dallo spagnolo sandìa che, a sua volta, proviene dall’arabo sindyya. In Liguria si chiama anche pateca, influenzato dal francese pastèque, a sua volta derivato dal portoghese pateca. Dalle parti di Otranto è conosciuto anche come sarginiscu (saracinesco) perché, probabilmente, esportato in quelle zone dai Saraceni. Come si può notare, una lingua è una cosa viva e si trasforma nel corso del tempo a seconda delle influenze storico-culturali che subisce, volente o nolente.
Ma dove è nato il cocomero?
Dove nacque il cocomero? Secondo il famoso esploratore David Livingstone cresceva abbondante nel deserto del Kalahari e da quel luogo avrebbe avuto origine. Lì il frutto cresce selvatico, è conosciuto come tsamma ed è una fonte di acqua abituale per gli abitanti della zona, oltre a fungere da cibo sia per gli uomini sia per gli animali. Pare che sia stato coltivato per la prima volta nell’antico Egitto circa 5mila anni fa. Il frutto veniva spesso deposto nelle tombe dei faraoni come mezzo di sostentamento per l’aldilà.
Cocomero, le caratteristiche nutritive
Quali sono le sue caratteristiche nutritive? Quando fa davvero bene e in quali casi invece è meglio evitarlo? Una
fetta di cocomero di medie dimensioni pesa circa 400 grammi. La polpa è costituita per oltre il 90% di acqua, il restante 10% contiene zuccheri (6%), proteine (0,6%), grassi (0,15%), fibre (0,4%). Inoltre, è ricca di sali minerali tra cui potassio, magnesio, calcio, fosforo e, come abbiamo detto, anche di vitamine. A livello calorico, 100 grammi di anguria contengono soltanto trenta calorie. Grazie alla presenza di acqua e di sostanze nutritive, il cocomero è un alimento ricco di benefici: ha un’azione idratante perché composto da acqua e contiene importanti elettroliti. E’ disintossicante perché la grande quantità di liquidi, vitamina C e potassio che contiene stimola la diuresi e ha un’azione depurativa e detossificante. Regola la pressione sanguigna, sia per l’apporto di acqua che per la quantità di sali minerali, soprattutto potassio. Combatte la stanchezza, perché contiene vitamine, sali minerali e zuccheri. Riduce lo stress ossidativo attraverso i flavonoidi. Riduce i grassi, perché contiene citrullina, che aiuta a ridurre l’accumulo di grasso nelle cellule.
Cocomero, chi non deve mangiarlo
Posto che il cocomero, come tutta l’altra frutta, andrebbe mangiato lontano dai pasti principali e non alla fine come succede abitualmente, chi dovrebbe proprio evitarlo? I diabetici a causa dell’alto valore glicemico. Le persone che soffrono di colite o di problemi digestivi, poiché la grande quantità d’acqua in essa contenuta ostacola l’azione digestiva dei succhi gastrici. Infine, i soggetti allergici all’aspirina o ai suoi derivati, in quanto il cocomero contiene dei salicilati naturali.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.