Un itinerario facile, tutto in leggerissima pendenza (tranne l’irto ma brevissimo strappetto finale che vi porterà alla meta),
nel verde della Valconca fino al piccolo santuario della Madonna di Carbognano, un semplice ma amatissimo luogo di culto per le genti di questa vallata. Si tratta di pedalare per 19 chilometri circa (38 fra andata e ritorno) seguendo fino a Morciano di Romagna il percorso che abbiamo indicato nell’articolo dedicato a Urbino, Raffaello e alla Casciotta. Da Morciano, dovrete prendere la strada provinciale 18 in direzione di Casarola e Osteria Nuova. Arrivati in questa frazione del Comune di Montescudo – Montecolombo, girate a sinistra per attraversare il fiume Conca sulla strada provinciale 132. Prendete la seconda via che si apre alla vostra destra, via Pedaneta, e dopo qualche pedalata vedrete alla vostra sinistra, sul fianco della collina di Gemmano, il santuario che vi apparirà come una piccola chiesetta bianca isolata da altre costruzioni e circondata dal verde. Negli ultimi anni è divenuto meta di frequenti pellegrinaggi, sia dai paesi limitrofi che da fuori Regione.
La chiesa è situata dove un tempo sorgeva un piccolo tempio pagano dedicato al dio Pan, costruito dalla famiglia romana Carbonia (da cui il nome Carbognano) ai tempi dell’Impero romano. Fu solo attorno all’anno 1260 che un gruppo di frati
francescani costruì sui resti dell’antico tempio un piccolo convento consacrato a San Francesco. Nell’anno 1550 la chiesa fu consacrata alla Madonna (di Carbognano), la cui popolarità aumentò notevolmente nel corso degli anni, ospitando migliaia di pellegrini spinti dalla preghiera e dalle grazie ricevute. Tale afflusso di fedeli contribuì anche alla raccolta fondi, grazie alla quale la chiesetta venne ampliata negli anni. Negli ultimi decenni questo santuario, che stava andando in decadimento, è stato ristrutturato all’esterno e all’interno, anche per quanto riguarda la parte dedicata all’accoglienza di pellegrini e gruppi di giovani o scout. Il tutto grazie all’opera di tante famiglie di Gemmano, Osteria Nuova, Taverna, Santa Maria del Piano, Fratte di Sassofeltrio, ecc. Tutti Comuni e frazioni vicini al Santuario. Alcune di queste famiglie raccontano anche di miracoli ottenuti.
Che voi troviate questo piccolo santuario aperto o chiuso, fermatevi un attimo a riposare sotto gli alberi del bosco che si trovano sulla collina che lo sovrasta e buttate l’occhio sulla vallata circostante. La pedalata sarà valsa la pena. Il Comitato che si occupa del Santuario, in agosto, teneva in loco una divertente sagra “della frittura” che però è stata abbandonata dopo il nefasto arrivo del Covid. Chissà che non possa riprendere a breve… sarebbe un motivo in più per farci un giretto.
E, visto che leghiamo sempre un cibo o un piatto a queste nostre escursioni nell’entroterra, per questo itinerario ci sentiamo di consigliarvi di gustare un primo piatto di pasta fatta a mano (consigliamo strozzapreti o tagliatelle) con il sugo agli “stridoli”. Gli stridoli (o strigoli o strigul), sono un’erba che le azdore della Valconca erano solite raccogliere nei campi attorno a casa e lungo il fiume nel periodo primaverile ed estivo. Il nome scientifico è “silene vulgaris”. Gli stridoli hanno
foglie tenere, leggermente carnose e dal sapore che vagamente ricorda l’asparago o lo spinacio. Sono molto apprezzati in cucina. Si preparano nelle insalate; arricchiscono le frittate e sono, appunto, un ottimo condimento per paste fatte in casa. Eccovi la ricetta per preparare un buon sugo agli stridoli per quattro persone: 300 grammi di stridoli; uno scalogno; una punta di peperoncino; 600 grammi di salsa di pomodoro; olio extravergine d’oliva; sale quanto basta. Questa la preparazione. Lo scalogno va tritato grossolanamente e poi soffritto nell’olio d’oliva. Aggiungete gli stridoli e fateli appassire per massimo due minuti chiudendo la padella con un coperchio. Gli stridoli non devono soffriggere ma solo appassire. Aggiungete la salsa di pomodoro e il sale e cuocete a fuoco lento per un’ora. Verso fine cottura aggiungete la puntina di peperoncino e, mentre il sugo è sul fuoco, cuocete la pasta che avrete scelto per poi saltarla in padella con questo gustoso condimento.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.