Questo è un itinerario piuttosto impegnativo, da non affrontare se non si è molto allenati alla fatica. Si tratta di partire dal nostro hotel e di raggiungere la cima del monte Carpegna, il Cippo, con i suoi 1415 metri sul livello del mare. Se ci riuscite, il premio sarà fermarvi a gustare una porzione di prosciutto di Carpegna, un prodotto Dop, cioè a denominazione d’origine protetta, tipico di questo comune montano di soli 1600 abitanti. Magari accompagnato da una bella piadina e da un buon sangiovese. I chilometri da percorrere fra andata e ritorno sono circa 100 e l’ultima parte del percorso è davvero impegnativa. La salita al monte non è da sottovalutare. Pensate che Marco Pantani, il grande corridore ciclista di Cesenatico scomparso nel 2004, quando gli chiedevano di frequenzimetri, test, parametri, ripetute, salite dolomitiche rispondeva: “A me basta il Carpegna”. Perché era lì che si allenava e lì trovava le sensazioni giuste per compiere le sue imprese. Salire al Cippo non è affrontare una semplice, dura salita. E’ anche ricordare e omaggiare “il Pirata”. Pensateci.
Sulla strada di Carpegna
Partendo dall’hotel, il percorso che dovrete prendere all’inizio è quello che abbiamo descritto nell’itinerario dal Doge a Mondaino: arrivate fino a Morciano. Da lì, dovrete prendere la strada provinciale 18 fino a Mercatino Conca (sarete già nelle Marche). Avrete percorso circa 25 chilometri e avrete attraversato, in sequenza, le piccole frazioni di Casarola, Osteria Nuova, Taverna, Santa Maria del Piano, Fratte di Sassofeltrio. Se avete tempo e occasione, fra Taverna e Santa Maria del Piano, fermatevi in una delle ormai pochissime botteghe artigianali che producono vasi, boccali o giare in terracotta. Era l’industria manuale che nei secoli scorsi caratterizzava questi due paesini e ancora oggi si può assistere alla lavorazione manuale di queste opere dell’ingegno artigiano.
Da Mercatino Conca prendete la strada provinciale 2 che vi condurrà verso Ponte Cappuccini e Monte Cerignone. Fino a poco prima di questo piccolo Comune (ha circa 600 abitanti), sarete saliti in continuo falsopiano con una pendenza variabile fra l’1 e il 3 per cento percorrendo una strada abbastanza ampia (fate comunque attenzione alle auto). Anche Monte Cerignone, che fu il “buen retiro” estivo di un grande della cultura italiana come Umberto Eco, meriterebbe una visita: alla rocca feltresca lavorò il celebre architetto rinascimentale Francesco di Giorgio Martini.
La salita al cippo di Carpegna
Da questo punto in poi le cose si faranno più serie. Poco prima di arrivare a Carpegna troverete le indicazioni per
il Cippo. Una salita dura che non scende mai sotto il 10 per cento di pendenza se non per un breve tratto. Diversi tornanti toccano anche il 13 per cento. Si sale protetti dall’ombra di un bosco rigoglioso e fra scritte e cartelli che ricordano Pantani. Arrivati in cima, la vista di tutta la catena montuosa del Carpegna e delle valli sottostanti riempie gli occhi e il cuore. Si vedono San Marino, il Monte Fumaiolo (dove nasce il fiume Tevere) e il Monte Aquilone.
Tornando indietro, fermatevi in un bar o in una bottega di Carpegna per una piadina col prosciutto di Carpegna. E’ un salume che viene stagionato per almeno 13 mesi e che non contiene nessun tipo di additivo: né nitriti, né nitrati. Il gusto delicato e il profumo inconfondibile gli arrivano da un insieme di tecniche che sposano un microclima unico. Gode di una salatura speciale con sale marino ed un mix segreto di spezie, tra cui la paprika. Dopo una salita così iconica, piadina, prosciutto e un goccio di vino, sono quel che ci vuole prima tornare “a valle”.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.