Come abbiamo già fatto in precedenza con altre aziende fornitrici del nostro Hotel, oggi poniamo all’attenzione dei nostri lettori la cantina Tre Monti, una bella realtà che ha due poderi, il
Bergullo, che è la “casa” dell’azienda sulle colline imolesi, e il Petrignone, su quelle forlivesi. Il Bergullo, 26 ettari totalmente coltivati a vigneto a cento metri sul livello del mare, si trova nella zona dei “Colli di Imola” e “Romagna” Doc e produce Sangiovese, Albana, Chardonnay, Pignoletto, Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon e Merlot. Il Petrignone, 28 ettari a 150 metri sul livello del mare nella zona del “Romagna Doc” produce Sangiovese, Albana e Trebbiano.
La Tre Monti ha una storia che risale a ben cinquanta anni fa quando Thea e Sergio Navacchia, marito e moglie, si buttarono in quest’avventura guidati più dall’istinto e dalla passione che da un mero calcolo economico. Furono, per i loro tempi, degli innovatori: fra i primi a piantare con grandi densità per ettaro e a sperimentare con vitigni non tradizionali: il primo Chardonnay in purezza “romagnolo” nacque in casa Tre Monti nel 1985, così come il Salcerella, uno Sauvignon in purezza. E, sempre dagli anni Ottanta, i Navacchia danno vita a collaborazioni con i migliori enologi italiani: Francesco Spagnolli, Vittorio Fiore, Donato Lanati. Quando mamma Thea muore, in azienda il suo posto viene preso dai figli Vittorio e David che oggi guidano l’azienda assieme a papà Sergio. Vittorio è più impegnato sul versante della produzione; David su quello amministrativo. Formano una bella squadra a tre teste che sta portando la Tre Monti a vette sempre più alte.
Infatti, la prestigiosa Guida “Bere Bene 2020” del Gambero Rosso ha premiato l’Albana secco Docg Vigna Rocca 2018 dell’azienda imolese, riconoscendo a questa bottiglia un ottimo rapporto qualità/prezzo nonché grande piacevolezza e bevibilità. E la Guida “Vini d’Italia 2020”, sempre del Gambero Rosso, ha assegnato tre bicchieri (il massimo punteggio possibile) all’Albana secco Docg Vitalba 2018. Non si tratta dei primi riconoscimenti per l’ottimo lavoro di questa cantina: il primo “tre bicchieri”, risale al 1997. E anche la stampa specializzata internazionale ha premiato la Tre Monti: il Thea 2008 è stato uno dei primi Sangiovese di Romagna a vedersi attribuire i 90/100 da Wine Spectator; il Thea Passito, addirittura 94/100 da Wine Enthusiast.
La filosofia che sottende questi evidenti successi, ce la raccontano Vittorio e David Navacchia: “Noi partiamo sempre dalla nostra terra e dalla nostra storia. L’obiettivo è trovare il giusto equilibrio fra l’esperienza del passato e il sapere di oggi, rispettando i frutti che la vigna ci dona. E’ proprio partendo dal sogno, forse un po’ utopistico, di salvaguardare un patrimonio che appartiene all’azienda, che abbiamo avviato la selezione delle piante migliori di uve sangiovese, che sono anche le più vecchie. Nella speranza di tracciare concretamente un’unione fra tutte le esperienze fatte fino ad oggi, consegnandole, più integre possibili, al futuro.
“La svolta “vera” l’abbiamo avuta nel 1999, quando realizzammo, con l’aiuto di Attilio Scienza e di Francesco Bruno Lizio, un allora pionieristico lavoro di microzonazione
aziendale, che ci permise (e ci permette ancora oggi), di conoscere nel minimo dettaglio le caratteristiche non solo geopedologiche ma anche morfologiche e climatiche di ogni particella dei nostri due poderi. In pratica, la reale vocazione viticola di ogni metro quadrato dei nostri terreni. Da lì a fare una scelta di fondo come quella della gestione biologica delle vigne, il passo è stato breve. Dopo i canonici tre anni di conversione, a partire dalla vendemmia 2014, tutti i nostri terreni, le nostre uve e ovviamente i nostri vini, sono certificati biologici dall’ente certificatore Suolo e Salute di Fano”.
Tre Monti è un’azienda felicemente ancorata al passato ma audace sperimentatrice. Certamente avrà tanto da farci vedere (e bere bene), nei prossimi anni.
Flavio Semprini è un giornalista professionista free-lance. Scrive di sport, enogastronomia, edilizia e turismo e si occupa di uffici stampa e comunicazione per aziende, associazioni ed enti sia pubblici che privati. Ha scritto diversi libri, alcuni sulla cucina romagnola, utilizzando per questi ultimi il doppio pseudonimo di Luigi Gorzelli/Paolo Castini.